giovedì 30 settembre 2010

Farmindustria contro i social network

Leggo su Repubblica l'articolo "Vaccini, disinformazione in rete. Farmindustria contro i social network". Che continua, sotto il titolo, con questo passaggio : "Su Facebook 40mila pagine e 1.200 gruppi tematici con il 95% di giudizi negativi sulla più nota delle terapie preventive; bocciature simili su Youtube e Netlog. I produttori preoccupati lanciano l'allarme e preparano un libro bianco per combattere i pregiudizi diffusi in rete". Cosa sta succedendo? Semplice, la gente non crede più ai "dogmi", tantomeno a quelli della medicina. Oggi, vivaddio, ci si informa. Si consultano diverse fonti prima di accettare un responso. C'è confusione? Di certo le istituzioni non danno nessun aiuto nel chiarire la confusione. E talvolta alimentano i dubbi dei cittadini (vedi ad esempio la campagna per la vaccinazione contro la cosiddetta "influenza suina" e tutto il corredo di poca chiarezza nel processo d'acquisto del vaccino, il contratto capestro, il numero di dosi, gli sprechi, ecc.). Arrivando alla lettura dell'articolo, mi colpisce l'ultimo passaggio "Nel corso dell'incontro si è discusso anche di altri numeri cari all'industria del farmaco: "Sono 14 milioni gli anziani vaccinati in Italia - ha spiegato Daniel Jacques Cristelli - ; sembra un gran numero, ma se pensiamo che tra la popolazione anziana e quella a rischio, come malati cronici e bambini, sfioriamo i 24milioni, siamo ancora distanti dagli obiettivi". Quali obiettivi? Commerciali, forse? Da 14 a 24 milioni ci sono ben altri 10 milioni di potenziali utilizzatori del vaccino che possono essere traghettati tra i vaccinati con un aumento significativo dei fatturati. E allora, siamo punto e a capo! Ciò riporta i frequentatori del web a documentarsi su fonti alternative, i social network per esempio. Laddove trovano maggiore disponibilità di notizie - anche autorevoli - , di confronto, di chiarimenti, di dibattito, di ascolto! Se imparassimo - noi medici, le istituzioni, l'università, le aziende - ad ascoltare e a dialogare con le controparti, tutti ne guadagneremmo in autorevolezza, stima, fiducia ... e fatturati. Mi piacerebbe avere riscontri in merito.

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